L’imperdibile Wat Rong Khun, il “Tempio Bianco” nel Nord della Thailandia

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La Thailandia del Nord mi ha sorpresa in ogni suo angolo. Dopo aver amato la storia di rinascita del Doi Tung, mi sono diretta verso il famigerato Wat Rong Khun, meglio conosciuto come il “Tempio Bianco” della Thailandia. Probabilmente non il più incredibile di tutto il Paese, ma senza ombra di dubbio sa lasciare incantati e privi di parole.

Come arrivare al “Tempio Bianco” della Thailandia

Il Wat Rong Khun si trova 13 chilometri a Sud di Chiang Rai, una pittoresca cittadina della Thailandia del Nord. È situato, quindi, in una zona periferica rispetto alla città. Il modo più divertente per raggiungerlo è con un tuk-tuk, oppure potrete approfittare degli ottimi servizi di Grab e Uber che offrono il vantaggio di conoscere il prezzo del mezzo prima del viaggio.

Nel mio caso specifico, invece, siamo arrivati direttamente in macchina. Ma attenzione, come vi avevo spiegato quando vi ho raccontato di uno dei mercati più autentici della Thailandia, per guidare è necessaria la patente internazionale. Se non l’avete, quindi, dovete affidarvi a un servizio che preveda anche il driver.

Visitare il “Tempio Bianco” della Thailandia: cosa sapere

Il primo consiglio che mi sento di dare è quello di catapultarvi in una dimensione stravagante e decisamente ultraterrena. Del resto, il Wat Rong Khun è stato costruito da Chalermchai Kositpipat, noto architetto locale, con un obiettivo ben preciso: creare il tempio più bello del mondo.

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Il meraviglioso Wat Rong Khun

C’è riuscito? Non posso dirvelo con certezza perché non li ho (per il momento) visti tutti, ma quello che so è che questo è un luogo magico e per diversi motivi. Vi basti sapere, per esempio, che le varie strutture presenti sono rivestite con un intonaco realizzato con frammenti di vetro che donano un’incredibile lucentezza. Inoltre, è stato scelto questo colore per rappresentate la purezza del maestro del buddismo, mentre il vetro è stato utilizzato perché la brillantezza è considerata “la luce che conduce alla felicità eterna” attraverso gli insegnamenti del Buddha. Insegnamenti che sono stati creati in chiave moderna grazie a numerose opere.

Il Ponte del Ciclo delle Rinascite, l’accesso al tempio attraverso l’inferno

Vi colpirà certamente ogni angolo di questo complesso, ma trovarvi al cospetto del Ponte del Ciclo delle Rinascite vi lascerà davvero estasiati. Da qui, infatti, si accede al tempio vero e proprio e la cosa più curiosa è che per entrare dentro questo luogo sacro dovrete necessariamente attraversare l’inferno. Il regno degli inferi qui è rappresentato da una moltitudine di persone con le mani protese al cielo, simbolo di desiderio per i beni materiali.

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L’inferno sul Ponte del Ciclo delle Rinascite

Il ponte, ovviamente, è la via grazie a cui si raggiunge il Paradiso che mette fine al ciclo delle rinascite, poiché nel pensiero buddhista gli essere viventi sono soggetti a un ciclo continuo di morte e rinascita che termina solo con il raggiungimento della felicità eterna (Illuminazione). La sensazione mentre si cammina qui sopra è davvero particolare, e la porta che si presenta di fronte a voi è un continuo richiamo all’emozione più pura.

La Porta del Paradiso del “Tempio Bianco” della Thailandia

No, non è vero che che una volta attraversato il ponte il peggio è passato. Prima di entrare in quella che chiamano la Porta del Paradiso, ossia l’accesso al tempio, dovrete interfacciarvi con 2 enormi statue che possono persino scuotere le anime più impressionabili.

Porta del Paradiso statua
Una delle statue della Porta del Paradiso

Due guardiani, la Morte e Rahu (il dio dell’oscurità), si trovano lì perché sono figure che nella mitologia Induista-Buddhista sono in grado di decidere il destino degli esseri umani. Sono all’ingresso del Paradiso per intimorire, per far comprendere agli uomini se è il caso di varcare la soglia del mondo illuminato, o se tornare indietro e reincarnarsi nuovamente.

Ubosot, l’edificio principale del Wat Rong Khun

L’Ubosot, o Sala dell’Ordinazione, del “Tempio Bianco” della Thailandia è la struttura principale del complesso. Il suo esterno è caratterizzato da un tetto particolarmente elaborato e decorato con il Naga, la divinità-serpente della mitologia Induista-Buddhista.

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L’Ubosot del Tempio Bianco

Ma ciò che vi strapperà un sorriso è certamente il suo interno. Va fatta una premessa: dentro non si possono scattare foto. Sappiate, però, che a differenza dei tradizionali templi buddhisti che sono decorati con dipinti raffiguranti le vite precedenti del Gautama Buddha, l’Ubosot presenta una serie di murales che simboleggiano la lotta tra il bene e il male in stile contemporaneo. In poche parole, lo scontro è interpretato da super-eroi come Batman e Spiderman. Sono presenti, inoltre, anche fatti più o meno recenti, come l’attacco alle Torri Gemelle, e personaggi noti tra cui Michael Jackson.

L’edificio dorato e il crematorio del “Tempio Bianco” della Thailandia

Da visitare nel compresso sono anche l‘edificio dorato che simboleggia il corpo, la materia e i desideri materiali degli esseri umani, e il crematorio, costruito per ricordare agli uomini che la morte è un passaggio obbligatorio.

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L’edificio dorato del Tempio Bianco

Nel dettaglio: per l’edificio dorato è stato scelto questo colore proprio per creare una forte contrapposizione con il bianco scintillante delle altre strutture. Questo perché l’oro rappresenta il desiderio per i beni materiali, mentre il bianco la purezza dell’animo e della mente.

L’imponenza del crematorio, invece, è lì per sottolineare che la morte è una fase di transizione tra una vita e l’altra. Un ciclo continuo a cui si potrà porre fine soltanto con il raggiungimento dell’Illuminazione, ossia attraversando la Porta del Paradiso.


Di primo impatto, visitare il “Tempio Bianco” della Thailandia è come entrare in una sorta di mondo delle favole. Nei fatti, pur se sacro e profano si intrecciano magistralmente, è pur sempre un luogo ricco di spiritualità. Tra le altre cose, è un’opera unica realizzata come offerta al Buddha con la convinzione che un lavoro di tale imponenza avrebbe donato a chi l’ha creata l’immortalità. Oggi Chalermchai Kositpipat è ancora vivo, ma chissà se questo suo grande capolavoro non gli abbia davvero concesso quanto desiderato.

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La sottoscritta di fronte al Wat Rong Khun

Alla prossima :*

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